Carichiamo le fascine (i legnee) sul barcone. Il bosco respira la nebbia del mattino e ci ha donato generoso, mutilandosi, i rami di troppo. Anche loro partecipi di un rito di creazione, millenario forse. Ripetitivo. Rituale.

Albeggia. Il sole fatica a penetrare la nebbia. Si parte. Il Nesto, vecchio pescatore, ci aspetta sul barchét davanti al pizzo. Il Zanetti al timone sembra un epico marinaio dei libri di Moby Dick. E ha pure la barba bianca.

E il Daniele, mio coscritto, cuce fascina a fascina, e come un uncinetto lega il mazzo alla pietra che la legherà al fund.

Il Nesto è padrone del suo pezzo di lago, lo conosce…

Aggrotta il sopracciglio, riprende le coordinate che da millenni i suoi antenati gli hanno tramandato e con un cenno, non una parola, indica il luogo…ciuff … giù.

Il lago è piatto, liscio come l’olio. Oserei dire accogliente, pronto a essere fecondato.

Ciuff.

I pesci attendono la culla dei loro figli… sanno che da sempre, da millenni è così…

Sanno che arriverà, per fortuna arriverà, e conoscono anche il destino dei pesci che lì nasceranno. Un grande inganno? Il ciclo della vita…

Il giro del lago prosegue…

Ogni pescatore aggrotta il sopracciglio, riprende le memorie, le coordina e…ciuff…

Ci scortano coppie di germani, sempre in due, maschio e femmina, come usciti dall’arca di Noè…maschio e femmina…e sempre ci deliziano del decollo, in coppia. Anche loro sono testimoni di un rito millenario.

Il giro è finito… il ciclo della vita è rinnovato.

Ma penso… fra dieci, venti anni… il bosco sarà lì, la nebbia pure, il sole sorgerà e il lago piatto, aperto e pronto ad essere fecondato. I pesci rispondendo all’istinto si aggireranno nei luoghi dove da millenni la loro specie si rinnova.

Aspetteranno invano quel ciuff.

Che non arriverà più: non ci saranno più uomini e pescatori a cui basta un cenno. Il ciclo della vita finirà con la morte dell’ultimo pescatore. Aggrotto le ciglia, ho perso la memoria, ho solo nostalgia. Tanta…