Un mio amico psicologo una volta mi ha fatto notare come la capacità di osservazione ed analisi di un fatto, per quanto apparentemente semplice possa apparire, dipende in gran parte dal nostro modo di vedere le cose e dalle nostre conoscenze pregresse e in qualche modo consolidate di fatti analoghi o simili capitati in passato.

Questo è ben evidente nei bambini: provate infatti a far raccontare un evento capitato anche solo poche ore prima ad un bambino dell’asilo o dei primi anni della scuola e rimarrete meravigliati dei legami causa ed effetto che la sua mente, libera da preconcetti e da esperienze strutturate, riesce a costruire.

Da adulti il meccanismo è pressoché analogo solo molto meno evidente perché, lungi (beh … quasi sempre) dal costruire legami di conseguenza fra fatti reali e fenomeni stravaganti, la nostra mente rielabora quanto visto o letto secondo costrutti già visti e per questo ritenuti validi.

Così una interpretazione di un fenomeno sentita molte volte si erge spesso, nella nostra testa, a verità assoluta, indipendentemente dalla sua sensatezza.

Il meccanismo (quello mentale) è ovviamente di tutela.

La nostra testa combatte una battaglia fra la sua parte istintiva (intuitiva direbbero gli studiosi di queste cose) e quella, più rassicurante, deduttiva: l’ho già visto, l’ho già letto allora sarà così.

A livello universitario molti studi provano che questi due atteggiamenti di fondo hanno una evoluzione che ci porta inevitabilmente con l’età e la saggezza (?) a dar sempre meno retta all’intuito.

Il motivo per cui nei giovani troviamo tanta innovazione e voglia di cambiamento forse in parte sta in questo.

Sul lago di Varese si sono spese molte parole e molti, a vario titolo, si sono prodigati nel proporre delle ricette di risanamento.

Tuttavia ritengo che quasi tutti, chi più chi meno, sia caduto vittima di questo meccanismo mentale.

Il Lago infatti, come ogni “sistema” naturale è per sua natura molto complesso e i legami di causa ed effetto deducibili in modo, mi si perdoni il termine, superficiale, spesso si stravolgono davanti all’occhio dell’osservatore disposto (o costretto) a pazientare e a spendere anni nel registrarne le variazioni.

Un “sistema”, come direbbe un esperto di scienze, è un insieme di elementi o sottosistemi interconnessi tra di loro e con l’ambiente esterno tramite reciproche relazioni, che si comporta come un tutt’uno secondo proprie apparenti regole generali.

Così è il “sistema” solare, dai ricordi delle scuole superiori. Vi ricordate le difficoltà scientifiche (filosofiche e teologiche) nel cercare, contro ogni evidenza, di mantenere la terra al centro dell’universo e provare a descrivere il moto dei pianeti e delle stelle attorno? E “la magia” di Galileo e Copernico nello svelare, dopo attentissime osservazioni, il vero ruolo del nostro pianeta all’interno dell’universo?

Il lago di Varese, ben lungi dal subire influenze dai pianeti e dalle stelle, è tuttavia qualche cosa di simile e forse anche di più complesso per quantità di “attori” che giocano nel suo spazio e per la variabilità con cui la natura, l’uomo ed il clima, dosano ogni ingrediente.

Abbiamo imparato (ma sarà poi vero?) dalla stampa e non solo a conoscere il significato di eutrofizzazione, di cianoficee, di epilimnio e termoclino, di scolmatore o sfioratore, e a collegarli alle immagini quotidiane che abbiamo del nostro lago (o forse meglio dire della superficie del lago) e dei pesci che i pescatori prendono, dei cormorani e delle stravaganti e fastidiose colorazioni delle alghe ecc.

Al lettore attento non saranno certo poi sfuggite le sacrosante volontà politiche degli amministratori della cosa pubblica. Non parlo dei tentativi di soluzione (a quale problema poi ci sarebbe da chiedersi) proposti in passato ma alle ultime iniziative e dichiarazioni che vedono finalmente concentrare gli sforzi nella direzione giusta; o almeno così si spera.

E’ mia intenzione, per il tramite della Cooperativa Pescatori, provare a raccontare a modo mio e in maniera semplice i meccanismi con cui il Lago respira e vive, provando a descrivere separatamente alcuni dei principali fattori che lo contraddistinguono e caratterizzano.

Al lettore lascio lo sforzo di provare a ricostruire la visione d’assieme e provare ad immaginare così il percorso necessario per riavere il lago e l’ambiente che tutti noi vorremmo.